venerdì 29 marzo 2013

La Pazienza

un racconto pubblicato sul n.104 della rivista Ellin Selae

Premessa
Quando mi chiedono quale sia l'elemento fondante di un matrimonio misto, rispondo sempre così: la pazienza, ed anche tanta.
Non so se sia una regola generalizzabile, ma almeno nel mio caso è andata e sta andando proprio in questo modo.
Una pazienza esagerata a 360°, da dispensare a piene mani tutti i giorni, più volte al giorno.
Io sono piemontese e mia moglie nigeriana, un mix improbabile e difficilmente amalgamabile già di per sé, poi, se teniamo conto che tutti e due abbiamo teste durissime, allora il mix diventa pressoché impossibile.

Capitolo 1
L'African Time: una dimensione esistenzial-temporale che ogni africano ha impressa nel proprio DNA. Una concezione del tempo iper relativa, o meglio una “non concezione” della puntualità, che per le donne è ancora più esasperata.
Princess, stasera andiamo a cena da amici, abbiamo appuntamento verso le 20, cerca di essere pronta per le 19, così arriviamo in tempo.
Yes, no problem, darling.
Alle 19.50 la vedo entrare in bagno. Sei pronta?
Ancora 5 minuti, mi lavo e poi partiamo.
Alle 20.15 esce dal bagno.
Allora! Sei pronta o no? Dai, che siamo in ritardo!
Un minuto, aspetta un minuto...
Maledetto African Time...
Ore 20.30. Calma piatta. Di Princess nessuna traccia, è ancora chiusa in camera, probabilmente si sta rifacendo il trucco. Telefonano gli amici: a che punto siete? Quando arrivate?
Princess!!! Princess!!! Ci hanno già chiamato, stanno aspettando solo noi...
Leave me, non puoi rompere sempre così, devo finire di prepararmi, don't disturb me!
Ore 20.45. Finalmente la vedo uscire dalla camera da letto, bella, rilassata e principesca. Mi inorgoglisco nel pensare che è mia moglie, quasi quasi potrei anche perdonarla per tanto ritardo.
Dai andiamo, è tardissimo, ci vuole ancora almeno mezz'ora prima di arrivare a casa degli amici.
Scusa Alberto, ma devo passare ancora un attimo da una mia amica per darle una borsa, è importante.
Ma non potevi dirmelo prima? E dove abita questa tua amica?
In Corso Savona.
Ma è dall'altra parte della città e adesso che è sabato sera c'è un traffico pazzesco.
Ma io devo andare dalla mia amica, domani lei parte per la Nigeria e ci sono delle cose che le voglio dare da portare giù alla mia famiglia. Poi domani è troppo tardi, non c'è più tempo, lei parte e non c'è più l'occasione.
Ok. Rassegnato l'accompagno, 40 minuti di traffico, poi altri 25 nell'attesa che Princess finisca di salutare la sua amica. Finalmente alle 22 partiamo per andare a cena dagli amici. Se tutto va bene arriveremo da loro fra mezz'ora, giusti per il caffè.
Maledetto African Time...
Ci vuole pazienza, molta pazienza.

Capitolo 2
Un amico viene a trovarmi e mi omaggia con una bottiglia di Barolo, riserva speciale 2003. Quest'amico lavora come cantiniere presso un'importante casa vinicola delle Langhe. E ha pensato bene di sottrarre una prestigiosa bottiglia dalla collezione privata del suo padrone per farmene dono.
E' una bottiglia importante, una riserva di 250 bottiglie vinificate con un disciplinare apposito, non ha neanche l'etichetta, solo un piccolo adesivo che riporta annata e numero di serie. Una vera chicca per intenditori. Una bottiglia fuori mercato.
Ringrazio e prometto che mi riserverò di stappare il cadeau in un'occasione importante. Intanto mi premuro di nascondere il prestigioso vino in un angolo remoto della dispensa.
Passa qualche mese, torno a casa dal lavoro e trovo mia moglie che si intrattiene con cugine e amiche varie nella visione di un film nigeriano. Fin qui tutto normale, solita rottura di coglioni con casa affollata da matrone vocianti e gaudenti. Poi passo in cucina e scatta l'orrore.
La bottiglia, la riserva speciale di Barolo 2003, lì, aperta, anzi vuota, sul tavolo della cucina!
Princess, Princess! Ma chi ti ha detto di aprire quella bottiglia? Cazzo!!!
Ho dato da bere alle mie amiche, ma non volevo prendere una delle tua bottiglie di vino, quelle buone, così ho trovato questa senza etichetta al fondo della dispensa. Perchè, non va bene?
Ma è un Barolo riserva speciale, l'avevo nascosta lì, proprio perché nessuno la prendesse.
Ah, scusa, io non sapevo, pensavo che era una bottiglia normale, che avevi dimenticato, non ha neanche l'etichetta...
Bestemmio sconsolato... ma almeno ti è piaciuto? Era buono?
A me sì, ma alle mie amiche no, dicono che non è dolce. Sai, a noi africani piace il vino dolce e con poco alcol.
Perle ai porci. Un Barolo Riserva Speciale 2003 usato per dissetare un gruppo di momy ciarlanti, e fanno ancora le offese perché il vino non era di loro gradimento...
Sconsolato apro il frigo a mi stappo una birretta da 33 cl.
Ci vuole pazienza, molta pazienza.

Capitolo 3
Alberto, darling... sai cos'è successo?
No, dimmi...
Ha telefonato mia sorella, è a Roma.
A Roma? Ma non era in Nigeria? E quando è arrivata?
Una settimana fa, adesso è da amici, domani prende il treno e viene a trovarci.
E come è venuta? Come ha fatto ad avere il Visto?
Non so, non me l'ha detto.
Non fare la furba, come non lo sai? Non l'avrai mica fatta venire su tu? Eh?
No, io non c'entro, non so com'è venuta in Italia.
Ma se vi telefonate tutte le settimane e la mantieni tu con i soldi che le mandi giù ogni mese, coma fai a non sapere niente? Non dire balle...
No, io non c'entro, non so com'è venuta in Italia.
Il giorno dopo vado a prendere la sorella alla stazione, l'ultima volta ci eravamo incontrati in Nigeria, nel suo villaggio all'estrema periferia di una bidonville africana. L'avevo lasciata seminuda in una baracca che razzolava fra galline e zanzare ed adesso me la ritrovo qui, agghindata come una modella di Cavalli in un discount cinese.
Mentre andiamo verso casa le faccio alcune domande. Come sei arrivata? Quando scade il Visto? Perché hai così tante valigie se ti fermi solo qualche settimana?
Viaggio anomalo per una turista, Lagos, Istanbul, Pristina Kosovo, Roma, mah...
Il Visto scade domani. Ma come domani?
Mi fermo qui, Princess non te l'ha detto? No, non me l'ha detto... mannaggia la Madonna... NON ME L'HA DETTO !!!
La cognata si piazza nella camera degli ospiti, inizia a cucinare cibi africani dai nomi impronunciabili e dai sapori improponibili, parla solo in dialetto ed io non capisco niente, insiste per vedere alla televisione le sue telenovelas africane.
Princess, ma adesso cosa facciamo?
Niente, cosa vuoi fare?
Ma tua sorella deve restare qua per forza?
E cosa deve fare? Lei non ha altri posti dove stare. Piano piano, le trovo un lavoro e poi si sistema.
Eh, si... chissà quando... E per il permesso di soggiorno?
Aspettiamo.
Aspettiamo cosa?
Boh, magari trova uno che la sposa o fanno una nuova sanatoria... aspettiamo...
E va bene, lasciamola aspettare... a casa mia, a spese mie... lasciamola aspettare, va...
Ci vuole pazienza, molta pazienza.

Capitolo 4
Venerdì sera, rincaso dal lavoro e passo a fare la spesa. Mega scorta per tutta la settimana, carne, pesce, verdure, pasta, ecc...
Il giorno dopo esco di buon'ora per alcune commissioni, poi mi intrattengo al bar con gli amici fino alle 13. Torno a casa pronto a cucinarmi qualcosa di gustoso.
In cucina trovo mia moglie seduta per terra che armeggia con un mortaio di legno. In cortile una sua cugina sta friggendo del pesce in un pentolone su un fornello a gas. Profumo, puzza, un po' di tutti e due.
Per terra sacchetti con ogni tipo di cibo inimmaginabile, guardo i fornelli, sono tutti occupati da pentoloni pieni di riso fumante.
Princess, ma cosa stai cucinando?
Soup, faccio soup per tutta la settimana.
Apro il frigo, deciso a preparare qualcosa anche per me. Il frigo è vuoto, anche il freezer. E' sparito tutto. Non c'è più niente. Hanno usato tutta la roba che ho comprato ieri per fare la soup...
Princess mi guarda perplessa. Cosa c'è?
C'è che mi hai preso tutta la spesa, non c'è più niente da cucinare, e adesso io cosa mangio?
Faccio soup, ce n'è anche per te, mangi?
Va bene. Rassegnato accetto. Quanto ci vuole ancora?
20 minuti.
Due ore dopo, alle 16.30 il pranzo è pronto, Princess mi sporge un piatto stracolmo di soup fumante dagli ingredienti incerti.
Assaggio con cautela. Mi fermo un attimo. Impreco a più non posso ed allontano il piatto.
Ma quanto peperoncino ci hai messo? E' troppo!!!
Scusa, mi sono dimenticata di dire a mia cugina che tu non mangi piccante...
E adesso io cosa faccio? Non riesco a mangiare sta roba, muoio...
Scusa... se vuoi c'è anche riso con sugo.
Ma è piccante anche quello?
Non so, forse, solo un po'... scusa...
Ci vuole pazienza, molta pazienza.

Epilogo
Poi un giorno capita che devi correre in sala parto perché ti hanno chiamato dicendoti che tua moglie ha iniziato il travaglio. E stai lì per alcune ore a vederla mentre soffre, sforza, urla, suda, geme, soffia e stramazza. Vorresti fare qualcosa, ma non sai cosa. Vorresti dirle qualche parola, ma non sai trovare quella giusta. Nel mentre lei continua il travaglio con una determinazione eccezionale.
Ammutolito speri che tutto vada bene, la sofferenza a cui stai assistendo è davvero tanta, troppa. Speriamo che tutto vada per il meglio.
Finché non vedi quella creaturina umida ed impiastricciata uscire da lì, poi il primo pianto e lo stupore ti conquista.
Ti avvicini alla moglie, stremata, madida di sudore, sfatta, che ti allunga la mano e con determinazione, esausta ti dice: per te, questa bambina è per te, l'ho fatta solo per te Alberto, solo per te.
E allora realizzi che hai fatto bene a portare pazienza, tanta e santa pazienza, perché ne valeva proprio la pena.

Post scriptum.
Questa è la mia versione. Se poi chiedete a mia moglie perché mi ha sposato e come si trova adesso, lei senza indugio vi risponderà: bene, lui mi fa tanto ridere, sempre...

Asti, 30/8/2010